lunedì 9 febbraio 2009

Medico e Clandestino

Dopo la recente intervista pubblicata su un quotidiano locale di un medico leghista di Pordenone, che si diceva favorevole alla possibilità, da parte dei medici, di denuncia alle autorità di immigrati clandestini che richiedono le loro cure, sento il dovere morale di intervenire contro il malcostume di chi ritiene di speculare a fini politici sulla salute delle persone. Voglio anche esprimere la mia netta contrarietà all’approvazione in Senato del decreto che consente ai medici di denunciare gli stranieri irregolari che richiedono cure sanitarie. Ritengo che questa sia una misura politica pregiudizievole della convivenza civile. Una misura totalmente contraria alla solidarietà con i deboli e i bisognosi che contraddistingue una società forte di valori e prospettive. Non potrei ritenere etico il comportamento di chi, dimentico del giuramento di Ippocrate e del senso di umana partecipazione al dolore, volesse dare un avallo, con zelo meritevole di cause nobili, a politiche razziste e discriminatorie che non possono coinvolgere i medici. Accanirsi contro i deboli, coloro che sono arrivati in Italia per sfuggire alla fame e per di più malati, ostacolandogli di fatto il ricorso a cure mediche, è anche un atto di cattiveria contrario al principio di carità cristiana. Per questo sono convinto che i medici, quelli che in concreto sono tutti i giorni “sul campo” per curare le persone senza distinzioni di sorta, sapranno chiamarsi fuori da questa deriva retrograda e usare carta e penna non per denunciare ma per continuare a prescrivere cure.